Per i malati di fibrosi epatica lo sciroppo di glucosio equivale ad un alcolico

Fibrosi epatica non alcolica

Fibrosi epatica non alcolica

Lo sciroppo di fruttosio è fin dagli anni ’70 largamente utilizzato nella produzione alimentare, al fine di dolcificare gli alimenti in sostituzione dello zucchero. Ma negli ultimi 30 anni si è assistito ad un suo aumento, si stima quasi ad una sua quadruplicazione dagli inizi del ‘900, dovuto anche all’incremento dei casi si diabete di tipo 2 che avevano portato le industrie alimentari a preferirlo rispetto ad altri dolcificanti che alzavano troppo velocemente il picco glicemico. A dire il vero studi recenti hanno portato l’ADA (American Diabetes Association) a sconsigliarne vivamente l’uso come dolcificante puro. Un recente studio, pubblicato su Hepatology, svolto dalla Duke University mette in guardia dall’uso di questo dolcificante e dai prodotti che lo contengono, anche i pazienti che soffrono di fibrosi epatica non alcolica. Lo studio, che ha coinvolto 427 pazienti, ha sottolineato come quelli che facessero uso, giornaliero, di bibite contenenti sciroppo di fruttosio (28%) avessero una più alta probabilità di sviluppare cicatrizzazione epatica e nei pazienti più nziani un più alto valore di infezione epatica. Lo studio quindi ha dimostrato mettento in relazione, anche altri fattori come l’età, il sesso e l’indice di massa corporeo, come lo sciroppo di glucosio sia un fattore favorente l’obesità e risulti dannoso per il fegato.

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